Finalmente un ritorno prorompente di Collector's view con una collezione viva e ultra contemporanea che racconta i giorni d'oggi nata dallo spirito energico di Giovanni Scarzella, giovane imprenditore e collezionista d'arte. In questa intervista si percepisce il suo grande sostegno all'arte emergente e la sua crescita personale senza confini di collezionista e soprattutto la sua voglia di divulgare la cultura e l'arte, per lui valore fondamentale dell'essere collezionisti.
Quando hai iniziato a collezionare? In che modo e perché hai iniziato?
Ho iniziato a collezionare nel Gennaio 2013 acquistando un’opera di Fabrizio Cotognini, un’artista italiano della Prometeo gallery ad Arte Fiera Bologna. Sono partito da zero, in quanto non provengo da una famiglia di collezionisti ma sono sempre stato incuriosito dal mondo dell’arte.
Il giorno del primo acquisto (27 Gennaio 2013) ero con mia moglie Camilla Previ per una visita in fiera senza l’intenzione di acquistare qualcosa, ma dopo soli pochi passi mi sono invaghito del lavoro di un giovane italiano (Fabrizio Cotognini, diventato poi un caro amico) e da quel momento sono entrato nel loop. Da lì in poi non mi sono mai fermato anzi è stata una continua crescita, diventando un’attività quasi bulimica.
Ad essere onesti l’amore per l’arte deriva dall’abitudine che avevo da bambino di visitare le rovine romane, da sempre mia grande passione, merito ovviamente dei miei genitori che mi hanno sempre portato a vedere i luoghi fondamentali della storia artistica italiana, dai romani al rinascimento.
Qual è l’idea di base della tua collezione?
Oggi posso dire che la mia collezione si divide in due importanti momenti. Il primo corrisponde al risultato dei primi 6 anni di ricerca e raccolta, soprattutto orientata all’arte italiana; è stato un periodo di studio, conoscenza e impostazione del nucleo vitale della collezione (ad oggi circa il 40% dei lavori appartiene a questo periodo), nel quale ho avuto il piacere di conoscere personalmente molti degli artisti collezionati (Tibaldi, Cotognini, Arena, Ozzola, Consani, Senatore, Vestrucci, Isgrò, Sciorilli, Neretti e diversi altri). Sono lavori nella maggior parte dei casi concettuali, che passano dal disegno alla scultura, colori tenui e molto bianco/nero. Dopo qualche tempo mi sono accorto che questo nucleo di opere ha un comune denominatore: quasi tutti i lavori raccolti hanno qualche riferimento al passato o al classico, riletto in chiave moderna. Questo elemento è ancora oggi fonte di riflessione e piacere e rappresenta un fil rouge a me molto caro.
Ad un certo punto ho cambiato approccio ed introdotto nuovi elementi.
Negli ultimi 4 anni, sono passato prepotentemente alla pittura, una tecnica che prima tenevo distante, forse per formazione o per timore di confrontarmi con qualcosa che non mi apparteneva; inoltre ho abbassato in termini d’età il target degli artisti. Mi attrae molto la ricerca di profili ultra contemporanei, se possibile sotto i 30 anni, quando hanno ancora un’energia pura e attiva e un potenziale ancora da affinare ed esplorare. L'obiettivo di questa fase è di costruire un nucleo forte di lavori pittorici di artisti provenienti da ogni parte del mondo, traendo da queste opere vitalità ed energia, e soprattutto comprandoli quando sono ancora economicamente raggiungibili. Oggi mi piace molto il colore, che è diventato un altro criterio importante. In questo momento mi diverto molto e chiunque abbia modo di visionare la mia collezione vede oggettivamente questa doppia anima. Non dimentico mai la regola base in ogni caso, ovvero di comprare sempre quello che mi piace, quindi cerco di soddisfare prima di tutto il mio gusto.
Perché la scelta di artisti emergenti?
Perché credo molto nell’arte che rappresenta il mio tempo, mi piacerebbe che la collezione parlasse degli anni recenti e che raccontasse uno scenario vivace, in continuo cambiamento, energico e spesso drammatico, nel quale però l’umanità deve essere l’ago della bussola.
Inoltre i ragazzi più giovani mi trasmettono vigore; credo che collezionare arte emergente mi mantenga giovane e trovo in questa passione un’enorme motivazione che da altre parti non trovo.
Su che base decidi di acquistare un’opera? Oltre al gusto, quali sono i criteri?
In questa fase della collezione come raccontato prima, sono alla ricerca di giovanissimi pittori. Non è ovviamente un criterio esclusivo, mi piace lasciarmi guidare da ciò che trovo e scopro nei miei viaggi per le fiere o nelle ricerche su Instagram. Però la ricerca è concentrata su questi elementi e credo che continuerò fino a quando non mi riterrò soddisfatto da questo nucleo pittorico. E’ chiaro che prima di comprare un artista verifico diverse cose, dal cv alle scuole fatte, dalle gallerie alle collezioni in cui è già presente. E sono alla continua ricerca di nuovi profili sia di gallerie che di artisti interessanti, che in questi ultimi anni si stanno moltiplicando.
Ma il criterio più importante di tutti è che il lavoro mi emozioni. Ogni volta che un lavoro nuovo arriva a casa, soprattutto se ricercato da tempo, è un momento di grande gioia.
Quante opere hai e dove le esponete?
Ad oggi la collezione conta quasi un centinaio di pezzi, quindi posso dire di aver raggiunto un primo obiettivo numerico solido. La maggior parte delle opere sono a casa, alcune sono ospitate da famigliari ed amici, mentre altre stanno per essere trasferite in un deposito.
Un importante collezionista qualche anno fa mi disse: “potrai definirti un vero collezionista quando avrai bisogno di un magazzino”. Oggi mi trovo esattamente in quella fase in quanto le pareti di casa sono finite da tempo, e quindi sono molto felice di questo momento.
Il primo e l’ultimo acquisto?
Il primo acquisto è stata una tecnica mista su carta di Fabrizio Cotognini, mentre gli ultimi due sono stati una piccola tela di Aisha Rosli, giovane artista singaporiana, da Galerie LJ di Parigi e una pittura del brasiliano Gustavo Nazareno dalla galleria Cassina Projects di Milano.
Un acquisto memorabile?
Direi l’acquisto di una pittura su carta di Maxwell Alexandre che ho acquistato ad Art Basel 2019 dalla Galleria brasiliana A Gentil Carioca. Al momento Maxwell era ancora poco conosciuto mentre ora sta facendo un percorso istituzionale notevole. Lo cito perché è stato il primo vero lavoro pittorico che ho acquistato, quindi è stato un elemento chiave del passaggio tra il concettuale della prima fase e il pittorico emergente che della seconda. E’ stato un acquisto non razionale ma istintivo, un momento che ricordo con molto piacere perché ha avviato il periodo di ricerca estetica che continua ancora oggi.
Quali sono i progetti futuri per la collezione?
In programma ho la prima mostra della collezione aperta al pubblico che si terrà a Settembre nella Langhe (tra Dogliani e Murazzano), la terra dove sono nato e cresciuto. Al momento non posso ancora svelare i dettagli ma questo evento rappresenta molto per me, una specie di ritorno alle origini, un momento di connessione tra il mio passato e il mio presente.
Organizzare una mostra pubblica è un momento molto appagante: credo che divulgare l’arte in modo serio e trasmettere la propria passione sia un valore essenziale della mia natura di collezionista.
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