
Ti piacerebbe raccontarci di un'esperienza artistica che hai avuto durante questo
periodo e che ritieni sia stata particolarmente positiva per te?
I mesi scorsi, assieme allɜ ragazzɜ del collettivo Salotto, abbiamo dato vita al progetto
A cena con Salotto. Si tratta di un format ripetibile e infinitamente riattivabile, una
pratica di condivisione orizzontale che sovrappone azioni di natura quotidiana a
discussioni di carattere prettamente teorico, senza finalità produttive nel senso
materiale del termine ma generative per la costruzione di nuovi immaginari. Per la
prima edizione a Motel D (Milano), lo scorso dicembre, abbiamo invitato amicɜ e
professionistɜ a parlare delle possibili declinazioni e sfumature del concetto di
precarietà; è stato un primo tentativo per attivare un dialogo su un tema per noi
particolarmente importante e delicato. L’abbiamo fatto cucinando e mangiando tuttɜ
assieme concordi, in maniera unanime, che la chiave per la riuscita dell’intera serata
siano state le relazioni informali e i legami spontanei instauratisi tra le persone
presenti.

Ci parleresti di un’opera o un progetto che hai svolto recentemente?
Lo scorso anno ho avuto la possibilità di realizzare degli interventi di ricamo per una
capsule collection parte del progetto Martina Camani & Verde Edrev X BENNU a cura
di Eleonora Angiolini per Contemporary Attitude in collaborazione con il brand di
upcycling BENNU.
Con la serie ADOLESCO indago il tema dell'adolescenza nel regno e nel linguaggio
animale. Secondo una delle possibili interpretazioni della radice della parola
"adolescenza", dal latino "adolesco", lɜ adolescenti sono coloro che continuano a
bruciare. I disegni sono dedicati a quattro animali non-umani e ai comportamenti che
guidano l'amore e la sessualità della loro adolescenza: i leoni, le tarme, i cervi milu e
le aquile calve.
Inoltre, i bottoni sono realizzati a mano con la tecnica della ceramica raku e ogni capo
porta il disegno di un pugnale, per me intimamente legato alla simbologia
dell'amore.

Come ritieni di essere cresciuta nella tua ricerca in questi anni?
Piano piano comincio ad unire tutti i pezzi, è un percorso lento, ma crescere è un
lavoro faticoso e richiede temporalità non sempre allineate.
Sono felice di avere acquisito maggiore consapevolezza rispetto a ciò di cui voglio
parlare, o in alternativa avere gli strumenti per riconoscere ciò su cui voglio tacere.
Lo studio universitario, le esperienze professionali in campo educativo, la possibilità
di riprendere la sperimentazione performativa attraverso le pratiche del corpo,
l’amore per la musica, la cura e l’attenzione delle mie molteplici famiglie,
l’avvicinamento al mondo dei tessuti e alla pratica del ricamo.
Questi sono solo alcuni degli aspetti che in questi anni mi hanno aiutata a
comprendere la natura multidisciplinare del mio lavoro artistico, nella speranza di
essere sempre il più fedele possibile a me stessa, ma mai troppo lontana dal mondo
in cui vivo.
Adesso, da cosa sei ispirata? Quali temi stai approfondendo?
Negli ultimi anni ha assunto particolare importanza lo studio della simbologia
animale e dei linguaggi animali non-umani.
Parlare di linguaggi animali non-umani significa aprire un discorso su corpi altri, non
conformi, che oggi vivono una marginalità multipla ma che al pari di quelli umani
sviluppano linguaggi complessi e in continua evoluzione. Tale ricerca ha a che fare,
più in generale, con lo stare insieme e condividere mondi, mettersi in relazione,
essere permeabili, scoprire e scoprirsi nelle relazioni con lɜ altrɜ e i propri affetti.
A questo affianco un’indagine di natura personale, legata al carattere mutevole e
sfumato della parola identità.

Secondo la tua opinione, in che modo l'arte è importante per la società?
Credo che il potenziale politico ed eversivo dell’arte stia nel suo essere
completamente inutile. Apre spazi di significato là dove non c’è alcuna necessità
utilitaristica o riproduttiva. È decorativa, immaginativa e generativa. E appartiene al
popolo, anche se questo sistema ha cercato per lungo tempo di non farne memoria.
Quali sfide hai affrontato come artista emergente e come le hai superate?
Purtroppo la sfida più grande continua ad essere di natura economica: ricevere il
giusto compenso per il mio lavoro artistico, potermi mantenere in quanto artista e
operatrice dell’arte, non avere necessità del così detto second job. Per questo sono
associata e seguo l’operato di AWI – Art Workers Italia.

Secondo la tua esperienza, quali sono i giusti ingredienti per una ricerca artistica
sempre capace di rinnovarsi e crescere?
Sto cercando di imparare il sincretismo: per essere capace di crescita, una ricerca
artistica deve saper tenere insieme le complessità - personali e del contemporaneo -,
essere permeabile, mettersi in discussione, restare aperta al fallimento come
possibilità generativa.
È importante insistere ed è concesso arrendersi. È necessario un posizionamento
radicale ma sono sempre benvenuti i nuovi orizzonti.
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