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ReA! Flashback Friday with Vincenzo Zancana

Updated: Jun 18, 2023


... pensare che siamo artisti di questo tempo, prendere consapevolezza di questo, significa arrivare ad avere una ricerca più aperta possibile.





Se dovessi individuarlo, quale momento ritieni che coincida con l’inizio della tua esperienza artistica?


Se dovessi guardare indietro, posso dire con certezza che la mia ricerca artistica si è formalizzata a partire dal 2016, in correlazione alla mia tesi specialistica. Quello è stato il punto d’inizio e da allora ho continuato ad approfondire la mia visione.



C’è un’esposizione che hai avuto modo di svolgere di recente e che per te ha avuto un significato particolare?


Sicuramente la personale ATOMU(M) a Scalo Lambrate che ho realizzato in collaborazione con Artsted è stata una sfida impegnativa. Prima di tutto da un punto di vista tecnico per la gestione dello spazio e la sua conformazione, in questo caso è stata d’aiuto la curatrice Pelin Zeytinci, insieme abbiamo lavorato alla soluzione più efficace. Inoltre, questa esperienza mi ha permesso di avere una visione completa della mia intera ricerca che reputo abbastanza variegata.



Quali temi stai approfondendo attualmente?


In questo momento sono molto concentrato sul tema dell’Antropocene. Sto leggendo diversi libri tra cui Iperoggetti di Timothy Morton, opera affascinante e complessa. Sto puntando la mia ricerca apparentemente suddivisa tra uomo e oggetto e uomo e ambiente in un contesto più ampio; non strettamente legata alla visione fisica dei termini ma come Morton stesso suggerisce “questi sono oggetti che inglobano l’uomo, in un’ontologia dove a contare come oggetti sono anche le relazioni tra gli oggetti e all’interno degli oggetti stessi". Leggendo Morton ho capito che il mio intento di definire il rapporto tra questi elementi all’interno di uno spazio connesso, non è del tutto scorretto.



Vincenzo Zancana, Semblant (no title) e Hydra, 2022.



Hai parlato di uomo e dei suoi rapporti, come si inserisce l’arte in questa narrazione? In che modo diventa importante?


Mi piacerebbe rispondere a questa domanda con una citazione:

“L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparare l’avvenire” ovvero l’epigrafe che campeggia il fregio del Teatro Massimo di Palermo. Questa frase sottolinea l’importanza dell’arte nell’impegno e nella crescita formativa della nostra società, tanto da avere il potere di rilevare la vita di un popolo. L’Arte stimola il miglioramento e il rinnovamento di un individuo affinché possa vivere in totale armonia. Uno dei miei ex professori dell’Accademia a cui sono più legato artisticamente mi ricordava sempre che l’arte è la via da seguire per costruire un futuro, è un’esigenza necessaria per colmare anima e spirito e la sua fruizione è la scintilla per l’evoluzione dell’uomo.



Parlando invece del mondo artistico, come rimani aggiornato sulle sue novità e cosa ti incuriosisce di più?


I social mi permettono sicuramente di rimanere aggiornato, detto questo non tutto quello che riguarda il mondo dell’arte si trova su questi canali; cerco sempre di acquistare le testate giornalistiche più importanti, o comunque leggere più numeri, come Mousse, FlashArt, Artibune e ArteCriticaCity. Inoltre avendo svolto un’esperienza all’estero presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa mi documento molto sulle mostre ed eventi nei paesi bassi e dell’Europa settentrionale, sia per coltivare la mia fascinazione verso l’arte nordica e il post-digital punk ma anche come buona usanza di osservazione oltre la scena nazionale.



Prima foto: Vincenzo Zancana presso la residenza Kunstschau, Lecce, 2021. copyright: Marta Di Donna

Successive: l'artista nel suo studio presso ViaFarini.work, Milano.



Da qualche tempo hai uno spazio di lavoro presso ViaFarini.work e la tua ricerca continua a crescere. Basandoti sulla tua esperienza fino ad oggi, quali sono le sfide che affronta un artista emergente in quanto tale?


Fare un elenco delle sfide sembra impossibile!

Prima di tutto la parola emergente è la prima sfida, riuscire a staccarsi di dosso questa etichetta è il primo passo. Reputo che per me non sia ancora arrivato il momento, e credo che per alcuni artisti questa aggettivazione si cancelli via con il tempo, a patto che non ci si fermi mai. In tal senso suppongo che sia proprio il tempo la seconda grossa sfida di un’artista emergente. Essendo troppo breve e incalzante si rischia di formalizzare una ricerca artistica struggente, il che non è una nota del tutto negativa, anzi probabilmente il tormento potrebbe diventare fonte di energia motrice.



REA QUESTION

Quindi, giunti alla nostra domanda di rito: quali sono gli ingredienti che indicheresti per una ricerca artistica sempre capace di rinnovarsi e crescere?


Credo che la ricerca si debba basare su se stessi, o meglio sui propri punti di vista.


Alla fine il percorso di un’artista è precisamente questo, un’indagine approfondita di un proprio modo di vedere le cose.


Una ricerca artistica si può legare anche ad un evento intimo oppure ad un avvenimento in particolare, anche qualcosa di molto circoscritto e all’apparenza poco rinnovabile; l’importante è non dimenticare la visione personale, immettendo la tematica con il proprio sguardo. Seconda cosa ma non meno importante è coltivare gli interessi, con la lettura, i viaggi, la musica, la politica e contemporaneamente pensare che siamo artisti di questo tempo, prendere consapevolezza di questo significa arrivare ad avere una ricerca più aperta possibile.




Exhibition view, Macina at Viafarini.work, 2021, Milano.

Photo credit: Mattia Angelini





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